Miei prodi camminatori!
Oggi parliamo di un cammino che ho sognato da tanto e che finalmente ho percorso, il trekking sulle montagne più vicine al mare d’Europa: il cammino degli Aurunci.
Ci sono cammini che tutti conoscono, cammini che fanno tendenza, cammini che ti vendono su Instagram tra un tramonto e una birra artigianale. E poi c’è il Cammino degli Aurunci, quello che ti guarda negli occhi e ti dice: “Sei sicuro di voler partire?”.
Nascosto (mica troppo bene) nel cuore del Lazio meridionale, questo percorso si snoda per 90 km di salite, discese, storie dimenticate e panorami che sembrano fotomontaggi. Si parte da Minturno e si arriva a Gaeta, passando per borghi medievali, vette appenniniche, antiche mulattiere, santuari appesi a mezza costa, doline inquietanti, serpenti leggendari e pure una statua del Redentore che ha perso la testa. Letteralmente.

Il Percorso
Il percorso classico si completa in 4 giorni a piedi (versione seria), ma esiste anche una variante Wild di 3 giorni, più immersiva e senza fronzoli, con pernotto al rifugio e partenza/arrivo direttamente dalla stazione ferroviaria di Formia. Per chi invece vuole pedalare, c’è anche il tracciato in MTB di 150 km, che aggiunge un po’ di curve e adrenalina ai panorami.
Lungo il cammino si segue il filo invisibile lasciato dal popolo degli Aurunci, abitanti pre-romani che di certo non avevano le scarpe tecniche ma sapevano scegliere bene i posti dove vivere. Perché da queste montagne — e soprattutto dalla vetta del Monte Petrella (1.540 m) — la vista è roba da catalogo premium: Vesuvio, Ischia, Ponza, Circeo, e se sei fortunato ci vedi pure te stesso, riflesso in uno dei momenti più intensi del tuo anno.
Ma andiamo con ordine, ché qui non si vende un prodotto, si racconta un’esperienza.
Perchè fare il Cammino degli Aurunci
Ci sono cammini che si fanno per moda, altri per fede, altri ancora per fuggire dalla suocera.
Il Cammino degli Aurunci, invece, si fa per ritrovare un po’ di realtà, quella che ti prende a schiaffi con una faggeta e ti consola con un panorama inaspettato sul mare.
Si cammina tra montagne vere, con dislivelli veri, su sentieri che non chiedono “sei pronto?”.
È una traversata tra paesaggi che cambiano in poche ore — macchia mediterranea, boschi ombrosi, crinali ventosi — dove ogni curva ti regala un motivo per rallentare (o per sederti e maledire lo zaino).
Si attraversano borghi fuori dalle rotte del turismo di massa, dove il tempo ha rallentato e la gente ti guarda ancora negli occhi. Ma è anche un viaggio nella storia e nella spiritualità, tra ruderi romani, fortezze dimenticate, e santuari costruiti in grotte dove — si dice — le statue scappavano da sole per farsi venerare in pace.
È un cammino autentico, senza scenografie né comfort da resort, e per questo intensamente vero. A tratti ti farà sudare, a tratti ti farà riflettere, e a tratti ti farà venire voglia di mollare tutto e trasferirti in una casetta tra i monti.
Ma se cerchi un’esperienza che non ti vende sogni, ma ti regala verità, allora questo è il posto giusto. E se ti capita di incontrare una Janara tra i boschi… ringraziala: significa che sei entrato davvero nel cuore degli Aurunci.
Quando fare Il Cammino degli Aurunci
Il periodo migliore per affrontare il cammino è da aprile a ottobre, evitando i mesi più caldi (luglio e agosto) a causa delle tappe esposte. In primavera i monti si coprono di fiori, in autunno i boschi offrono colori indimenticabili. L’inverno è sconsigliato se non si ha esperienza in ambiente montano, poiché le temperature possono scendere molto e i sentieri essere ghiacciati o fangosi.
Prepararsi al cammino
Partiamo da un presupposto: non è una passeggiata dopo pranzo. Il Cammino degli Aurunci non è il classico percorso “due selfie, un panino e si torna a casa”. È un’esperienza che mette alla prova corpo, gambe, ginocchia e anche un po’ di umiltà. Quindi no, non puoi improvvisare.
Se l’unico trekking che hai fatto quest’anno è stato dal divano al frigorifero, forse è il caso di fare due conti con la realtà. Il cammino presenta dislivelli importanti, tappe lunghe e sentieri tecnici. Non serve essere un ultramaratoneta, ma un minimo di allenamento lo devi mettere in conto: escursioni progressive, qualche discesa “spacca-caviglie”, e almeno una salita che ti faccia pentire di non aver ascoltato i consigli di questo blog.
Serve anche un po’ di criterio nello scegliere cosa portare. Uno zaino comodo, scarponi già rodatissimi (ripeto: già rodatissimi), abbigliamento a strati e soprattutto acqua, tanta acqua. Non sempre troverai fonti lungo il percorso, e quando ci sono magari hanno nomi inquietanti come “Fonte delle Streghe” o “Fonte dell’Ingiustizia”. Meglio non sfidare il destino. Metti nello zaino anche bastoncini da trekking se li usi, una torcia frontale, e un buon impermeabile: il tempo in montagna cambia più in fretta delle tue motivazioni il terzo giorno.
Prima di partire, studia un minimo. Sapere dove dormi e dove mangi potrebbe evitare spiacevoli bivacchi con vista capra. Scarica le tracce GPX, controlla le previsioni meteo, e scegli quando partire con un po’ di intelligenza.
Infine, parti leggero. Nello zaino, certo, ma anche nelle aspettative. Questo cammino non è fatto per chi ha bisogno di certezze e Wi-Fi: ti capiterà di sbagliare sentiero, di incontrare pastori che ti raccontano storie strane, o di vedere doline inquietanti con cavalli dalle criniere intrecciate. E fidati: fa tutto parte dell’esperienza.
Come arrivare
La soluzione ideale è lasciare un’auto all’arrivo (Gaeta/Madonna della Civita) e una alla partenza (Minturno): così puoi spezzare la prima tappa. Raggiungere Minturno è agevole: da Roma puoi optare per il treno (linea regionale FL7, con corse circa ogni ora e collegamenti diretti) oppure per autobus, entrambe le opzioni impiegano tra 2 e 3 ore e costano meno di 30 €.
Chi arriva via Formia ha un’opzione rapida: un breve tragitto in autobus Cotral (circa 30 minuti, costo 1–2 €) tra stazione e Minturno. Arrivato in auto, prendi la SS7 var (Variante Formia–Garigliano) fino a Minturno, che dista circa 12 km.
Per il ritorno dal Santuario della Madonna della Civita, ci sono navette Cotral da Itri che raggiungono le basse quote all’incirca dalle 6:00 alle 19:00, ma con frequenze limitate e intervalli ampi. In alternativa… beh, studia l’autostop: è praticamente parte del rito di passaggio.

Le tappe del Cammino degli Aurunci
Qui di seguito trovi la suddivisione ufficiale in 4 tappe. Alla fine di ogni sezione puoi scaricare la traccia GPX gratuita. Per maggiori informazioni sul percorso, per la credenziale, il tracciato da percorrere in bici e tanto altro ti consiglio di visitare il sito ufficiale del Cammino degli Aurunci.
Tappa 1
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Partenza: Minturno
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Arrivo: Spigno
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Lunghezza: 28 km
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Dislivello in salita: + 648 m
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Dislivello in discesa: – 311 m
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Altitudine Massima: + 350 m
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Altitudine Minima: 0 m

Per affrontare al meglio la prima tappa, il consiglio è quello di arrivare il giorno prima a Minturno, prendere una sistemazione comoda in paese e dedicare il pomeriggio o la sera alla visita del centro storico. Ne vale la pena: la cittadina ha un’anima medievale e una certa eleganza decadente che merita di essere esplorata con calma — magari con un gelato in mano.
La mattina dopo, piuttosto che partire a piedi direttamente da Minturno, vi suggerisco una piccola strategia tattica: saltate in macchina e andate sulla costa, nella zona del Parco di Gianola. La parte costiera è decisamente suggestiva e può rappresentare una bellissima “apertura scenica” del cammino, tra mare, archeologia e pini marittimi.
Una volta visitata la costa e usciti dal Parco di Gianola, riprendete l’auto e guidate direttamente fino a Spigno Vecchio. Sì, lo so, “ma non si dovrebbe fare tutto a piedi?”. Sì… ma anche no. Il tratto tra Gianola e Spigno è una lunga infilata di strade di campagna, qualche zona industriale, poca ombra e zero poesia. Se volete conservare energia, entusiasmo e dignità per la seconda tappa — che è splendida e decisamente più tosta — saltare questo segmento vi cambierà l’umore (e la giornata).
Insomma: visitare Minturno, assaggiare il mare, evitare la pianura, e presentarsi a Spigno Vecchio con le gambe fresche. Strategia cretina? No, strategia furba.
Scarica la traccia GPS :
Tappa 2
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Partenza: Spigno
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Arrivo: Rifugio Acquaviva
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Lunghezza: 22 km
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Dislivello in salita: + 1480 m
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Dislivello in discesa: – 1010 m
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Altitudine Massima: + 1526 m
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Altitudine Minima: + 293 m

Il secondo giorno è, senza troppi giri di parole, la tappa simbolo del Cammino degli Aurunci. Quella che ti fa capire perché sei partito, e allo stesso tempo ti fa domandare se non fosse stato meglio restare a casa a fare la parmigiana.
Molto probabilmente non avrete dormito a Spigno Vecchio, ma nella parte bassa, Spigno Nuovo. Nessun problema: di solito gli host della zona sono gentili e disponibili ad accompagnarvi in macchina all’inizio della tappa vera, risparmiandovi un bel po’ di salita asfaltata (e di maledizioni mattutine). E fidatevi: meglio tenersi le gambe fresche, perché la giornata sarà lunga e tosta.
Da Spigno Vecchio si parte in salita — e che salita. Il sentiero comincia subito a puntare verso l’alto e non scherza: si risale lungo un impluvio che vi porta rapidamente in quota. Ma appena si guadagna un po’ di respiro, si entra in un bosco magnifico, fitto, fresco, tra faggi, rocce e leggende. È proprio lì che si passa accanto alla celebre Fossa Joanna, conosciuta anche come la Fossa delle Streghe. Un’enorme dolina tra i boschi, inquietante il giusto, avvolta da miti, cavalli dalle criniere intrecciate e pastori che preferiscono non parlarne troppo. Se sentite strani fruscii, fate finta di niente e continuate a camminare con passo svelto.
Poco alla volta il paesaggio cambia, si apre, e si raggiunge il punto più alto del cammino: il Monte Petrella. Con i suoi 1.540 metri è la vetta più alta dei Monti Aurunci, e anche la montagna più alta e più vicina al mare in Europa. Da qui in poi inizia la parte che vi farà riempire la galleria del telefono: il sentiero corre a mezza costa affacciato sul Golfo di Gaeta, e tra il Monte Sant’Angelo e il Monte Redentore sarà una continua sfilata di scorci spettacolari, croci di vetta, vento tra i capelli e pause foto ogni tre minuti.
Dal Monte Redentore, dove troneggia la famosa statua con la sua storia epica (testa decapitata da un fulmine compresa), inizia la discesa. Si perdono centinaia di metri di dislivello, si passa accanto al Santuario di San Michele Arcangelo incastonato nella roccia, e si arriva infine al Rifugio Pornito, dove potete fermarvi per una sosta se le ginocchia vi stanno chiedendo spiegazioni.
Ma il vero traguardo di giornata è poco più avanti: il Rifugio Acquaviva, immerso nella quiete del bosco, punto tappa perfetto per recuperare le forze e guardarsi indietro pensando: “Ok, questa era montagna vera”.
Scarica la traccia GPS :
Tappa 3
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Partenza: Rifugio Acquaviva
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Arrivo: Itri
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Lunghezza: 18 km
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Dislivello in salita: + 554 m
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Dislivello in discesa: – 1200 m
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Altitudine Massima: + 1313 m
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Altitudine Minima: + 170 m

La terza tappa potrebbe sembrarvi, sulla carta, una semplice tappa di collegamento. Quella in cui uno si rilassa un po’, tira il fiato e pensa: “Tanto ormai manca poco”.
Errore. Questa è una di quelle tappe che ti sorprendono quando meno te lo aspetti.
Dopo aver lasciato il Rifugio Acquaviva e attraversato un bel tratto di bosco, inizia la salita verso il Monte Ruazzo. Ora, nessuno ve lo dirà con troppa enfasi, ma il Ruazzo non scherza. È uno di quei saliscendi che arrivano dritti alle cosce, e quando pensi “dai, ci siamo quasi”, la pendenza aumenta.
Ma una volta in cima, il panorama ripaga ogni goccia di sudore. La vista si apre a 360 gradi e, rispetto al Monte Petrella, qui il paesaggio guarda più verso il Lazio che verso la Campania. Eppure… il Monte Circeo sembra lì, a due passi, e se la giornata è limpida lo spettacolo è assicurato. È uno di quei momenti in cui si mette lo zaino a terra, si sospira forte, e si pensa: “Ah però…”.
Poi arriva la discesa. E che discesa.
Il sentiero che porta verso Itri è uno di quelli che testano la stabilità delle caviglie e l’integrità delle ginocchia. Serve concentrazione, scarpe serie, e magari anche una pausa ogni tanto, giusto per guardare il paesaggio con la scusa di “fare stretching”.
L’arrivo a Itri segna la fine della tappa, ed è il premio perfetto. Il borgo è vivo, autentico, con una storia di briganti alle spalle e un castello che domina dall’alto. Ma soprattutto… si mangia bene. Dopo tre giorni di cammino, vi meritate una cena decente, abbondante e possibilmente con vista.
Qui si respira un’aria diversa, quella di chi è arrivato quasi alla fine, ma non ha ancora smesso di stupirsi.
Scarica la traccia GPS :
Tappa 4a
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Partenza: Itri
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Arrivo: Madonna della Civita
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Lunghezza: 22 km
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Dislivello in salita: + 888 m
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Dislivello in discesa: – 381 m
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Altitudine Massima: + 677 m
- Altitudine Minima: + 66 m

Si parte da Itri e si comincia con un bel tratto in lieve salita che aggira il Monte Larigno e il Monte Grande, regalandovi viste panoramiche e un po’ di fiato — non troppo però, ché il dislivello arriva piano piano, ma arriva. Dopo qualche chilometro si incontra un bellissimo tratto dell’Appia Antica, che in questo punto attraversa la Gola di Sant’Andrea. Qui si cammina letteralmente sui basoli romani, tra resti di fortini, pietre con secoli di storia e paesaggi che non ti aspetti.
Non siamo più in quota, ma l’aria ha ancora quel profumo di montagna che ti accompagna mentre ti avvicini al tratto finale, su asfalto, che porta al Santuario della Madonna della Civita. Il santuario è adagiato a 673 metri sul Monte Fusco, affacciato su un panorama che spazia dal Tirreno al cuore dell’Appennino, e — se la giornata è limpida — ti sembra di poter toccare con lo sguardo il Circeo e le Isole Pontine.
La leggenda racconta che il santuario sia sorto in seguito al ritrovamento miracoloso di un’immagine della Madonna, comparsa su un leccio da un pastore sordo che, nel trovarla, riacquistò l’udito. Da allora, questo luogo è oggetto di devozione popolare da secoli, soprattutto nel mese di luglio, con pellegrinaggi che partono ancora oggi da chilometri di distanza.
Il piazzale antistante il santuario è il vero premio: panorama aperto, silenzio, vento tra i capelli e quel senso di “ce l’ho fatta” che solo le tappe finali sanno dare. All’interno, tra ex voto, affreschi e navate silenziose, si respira una calma che vale tutti i passi fatti.
E poi? Il ritorno. Qui entra in gioco la logistica creativa: le navette per tornare a Itri esistono, ma non sono esattamente frequenti. Quindi o vi siete organizzati prima, o vi affidate alla divina provvidenza o all’autostop, che in queste zone, tra pellegrini e paesani, ha ancora un sapore umano.
Comunque sia, siete arrivati. Avete attraversato monti, valli, leggende e doline stregate. E, che vi sentiate redenti o semplicemente stanchi, il Cammino degli Aurunci è ufficialmente conquistato.
Scarica la traccia GPS :
Tappa 4b
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Partenza: Itri
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Arrivo: Gaeta
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Lunghezza: 18 km
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Dislivello in salita: + 398 m
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Dislivello in discesa: – 521 m
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Altitudine Massima: + 339 m
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Altitudine Minima: + 0 m

Lo ammetto: questa variante non l’ho percorsa personalmente. Ma c’è una buona ragione per cui esiste, ed è una ragione che si chiama Letizia — fondatrice e ideatrice del Cammino degli Aurunci — che ha pensato a chi, invece di concludere il cammino con un’Ave Maria tra i monti, preferisce chiuderlo con un tuffo nel Tirreno e un cono gelato in mano.
Questa quarta tappa alternativa collega Itri direttamente a Gaeta, regalando un finale più marittimo che spirituale. E a essere sinceri, è anche un’opzione più semplice dal punto di vista logistico, visto che Gaeta è meglio collegata rispetto al Santuario della Civita. Ci arrivate più facilmente in treno, autobus, taxi o, volendo, anche in pattino.
Il tracciato è quasi tutto in discesa, e per buona parte si snoda lungo sentieri panoramici che vi accompagneranno dalla montagna al mare senza troppi scossoni. Dopo giorni di boschi, rocce e salite faticose, questa tappa è una sorta di atterraggio dolce, una transizione che vi porta lentamente dal silenzio dei monti al vociare del lungomare.
Gaeta, poi, non ha bisogno di grandi presentazioni: storica, solare, un po’ decadente e tanto affascinante, è una delle perle del Lazio meridionale. Si affaccia sul Golfo con una certa fierezza, custodisce chiese medievali, bastioni borbonici, scogliere da cartolina e una cucina che non perdona i camminatori affamati. E se arrivate col tramonto, giù verso Monte Orlando, il rischio è che vi dimentichiate anche di tornare.
Concludere qui ha un sapore diverso: non c’è la devozione del Santuario, ma c’è una leggerezza finale che funziona. Si chiude il cammino coi piedi nella sabbia, il sale addosso e magari una birra in mano. E se poi vi fermate anche un giorno in più… beh, avete ufficialmente fatto pace col mondo.
Scarica la traccia GPS :
Dove dormire lungo il Cammino degli Aurunci
Minturno
Se cercate un posto dove dormire a Minturno prima di iniziare il cammino, vi consiglio il B&B Camere Riviera di Ulisse. È un B&B con quattro camere e una capacità totale di quattordici posti letto, perfetto sia per piccoli gruppi che per chi viaggia in solitaria ma ama condividere gli spazi.
Le camere sono ampie, luminose e gestite con grande cura da Gerardina. C’è anche un appartamento distaccato, ideale per chi viaggia con amici a quattro zampe e cerca un po’ più di indipendenza.
È possibile affittare sia l’intera camera che singoli posti letto, e per la colazione c’è una sala con uso cucina a disposizione degli ospiti. Gerardina non offre servizio cena, ma con un po’ di organizzazione si può facilmente risolvere in autonomia — o, meglio ancora, fare una passeggiata in paese e cenare in una delle trattorie locali.
Insomma: ospitalità genuina, posizione strategica, flessibilità. Il punto di partenza ideale per iniziare il Cammino degli Aurunci con il piede giusto (possibilmente già dentro uno scarpone rodato).
Tel: 347 088 6485
Via Sant Anna, 56, 04026 Minturno LT
Spigno
A Spigno vi consiglio di cuore il B&B The Oaks, gestito dalla meravigliosa Virginia. Tre camere matrimoniali, la possibilità di aggiungere un terzo letto in ognuna, per un totale di nove posti letto. Ma questa è solo la parte tecnica.
La verità è che The Oaks non è solo un B&B, è uno di quei posti dove ti senti a casa appena varchi la soglia. E non è una frase fatta.
Virginia ha arredato la casa con cura, amore, e una sensibilità che si percepisce in ogni dettaglio. Accoglie i camminatori con un sorriso sincero e una gentilezza rara, di quelle che non si fingono.
C’è posto per chi cammina, e questo basta. A noi ha persino offerto la cena, anche se — a essere onesti — eravamo un po’ delle cavie, perché sta ottenendo i permessi per poterla servire ufficialmente.
E qui devo dirlo: quando Virginia potrà cucinare per gli ospiti in via definitiva, io ci tornerò anche solo per mangiare da lei. Poche volte nella mia vita ho mangiato così bene, e — mamma, se stai leggendo — lo dico con tutto il rispetto possibile.
Insomma: andate da Virginia, a The Oaks. Fidatevi. Questo non è solo un consiglio tecnico da guida: è un consiglio personale, di cuore.
Tel 3388747555
Via Piscinola, 148, 04020 Spigno Saturnia LT
Maranola
Alla fine della seconda tappa, avrete l’onore (e il piacere) di dormire nel posto dove il Cammino degli Aurunci è nato. Vi è mai capitato di dormire a casa di chi ha ideato un cammino? Bene, tecnicamente non è proprio casa di Letizia, ma poco ci manca.
Perché Letizia — anima e mente dietro questo percorso — è anche la custode e la gestrice del Rifugio Acquaviva, il vostro rifugio per la notte.
Il Rifugio Acquaviva è spartano, sì, ma vero. Vi avverto subito: niente docce, ma ci sono due bagni, e vi sembreranno il lusso assoluto dopo una giornata in quota. Si dorme in due camerate grandi, stile dormitorio, con quei letti che sembrano messi lì per raccontarsi storie a luci spente e russare in coro.
C’è una cucina a disposizione, Letizia serve la colazione, e tutto ciò che non troverete all’interno — tipo accappatoi, pantofole da hotel e menù gourmet — sarà ampiamente ripagato dal contesto.
Fuori dal rifugio, lo spettacolo continua: panorama mozzafiato, silenzio pieno, aria fresca, e se siete fortunati una notte stellata da restare zitti.
Sorseggiare un bicchiere di vino lì, guardando il cielo e raccontandosi quanto si è distrutti ma felici, è una di quelle esperienze che non si dimenticano.
E poi c’è Letizia. Che vi racconterà tutto, ma proprio tutto, sul Cammino degli Aurunci, se glielo chiedete. O se semplicemente vi sedete vicino a lei e restate in silenzio.
Perché in fondo, anche quello, fa parte del cammino.
Letizia 3396687913
loc Acquaviva Maranola, Parco dei Monti Aurunci, 04023 Formia LT
Itri
L’ultima tappa del Cammino degli Aurunci parte da Itri, e qui vi consiglio due strutture diverse a seconda della direzione in cui avete deciso di concludere il vostro cammino.
Se avete scelto di salire al Santuario della Madonna della Civita, allora vi conviene dormire nel centro di Itri, così siete comodi per partire freschi e in quota. In questo caso vi consiglio M.A. Maison, un B&B situato nel cuore del paese, con una capienza massima di 6 persone distribuite su tre camere da letto. È una vera casa, spaziosa e accogliente, che vi permette anche di vivere un po’ l’atmosfera del borgo, magari cenare nel centro storico e godervi un meritato riposo urbano prima della salita finale.
Se invece avete scelto la variante 4B, con arrivo a Gaeta, allora il consiglio è di spostarvi leggermente verso mare e optare per il BuenaVistaSurfMed (scritto tutto attaccato, sì). Qui troverete diverse soluzioni abitative, tutte curate, con una capienza complessiva di 16 posti letto — perfetto anche per gruppi numerosi.
Il padrone di casa, Fabio, è una di quelle persone che ti risolvono tutto con un sorriso, disponibile e super accogliente.
La struttura si trova già sulla via che vi porterà direttamente verso Gaeta, il che rende la partenza del giorno dopo più semplice e meno faticosa logisticamente.
E se vi viene voglia di fermarvi un giorno in più? Fabio può anche noleggiarvi biciclette, così potete godervi una giornata extra di relax o di esplorazione attiva sulla costa.
Che scegliate la vetta o il mare, Itri ha già tutto pronto per salutarvi come si deve.
Tel +393923287417
Contrada Campanaro, 21, 04020 Itri LT
Via I° Maggio, 22, 04020 Itri LT

Cibo e acqua
Parliamoci chiaro: le fonti lungo il Cammino degli Aurunci non abbondano. Non aspettatevi fontanelle ogni due chilometri o rifugi con la borraccia pronta.
Il consiglio è semplice quanto fondamentale: partite sempre con almeno due litri d’acqua nello zaino, soprattutto se vi trovate in periodi caldi o state affrontando una delle (tante) tappe impegnative del cammino.
Meglio iniziare la giornata belli carichi, anche se pesa. Bevetela gradualmente lungo il percorso e non aspettate di avere sete: in montagna l’idratazione è tutto. E se vi sembra di esagerare, pensate che una fontana in meno può voler dire un’ora in più con la lingua secca.
Sul fronte cibo, invece, vale la regola del “non troppo ma giusto”: snack energetici, frutta secca, qualcosa di salato per reintegrare i sali e magari un panino da rifugio vecchia scuola. Ogni tanto si trovano punti ristoro, ma non fateci troppo affidamento. Qui non si cammina per trovare l’aperitivo… anche se, a fine tappa, ve lo siete sicuramente meritato.
Quanto costa fare Il Cammino degli Aurunci
Risposta breve: meno di una vacanza in costiera, ma abbastanza da meritarsi una birra ghiacciata a fine giornata.
In linea di massima, i posti letto lungo il cammino vanno dai 20 ai 30 euro a notte, a seconda della struttura, del periodo e del grado di comfort. A questo aggiungiamo una ventina di euro per la cena, quando disponibile — o per un pasto serio in trattoria che vi faccia dimenticare il dislivello del giorno.
Insomma, con 40-50 euro al giorno vi fate un cammino dignitoso, completo e pure con un dolce dopo cena se vi gira bene.
Se fate il cammino completo in 5 giorni, considerate una spesa base intorno ai 200-250 euro. Poi, ovviamente, dipende tutto da voi: se vi volete regalare un massaggio all’arrivo o una bottiglia di vino ogni sera, beh… il budget può lievitare quanto il vostro appetito.
Ma la verità è che il Cammino degli Aurunci è un cammino accessibile, anche per chi non ha il portafoglio da imprenditore. Basta organizzarsi, fare due conti, e lasciare un piccolo spazio nel budget per quella birra ghiacciata che vi aspetta a fine tappa.
Perché sì, certe soddisfazioni non hanno prezzo. O quasi.
Tracce GPS e come orientarsi
Il Cammino degli Aurunci purtroppo non è segnalato benissimo, i segni ci sono ma spesso consumati o abbastanza radi nella frequenza. Il consiglio è quello di avere sempre un occhio sulle tracce GPX, se avete dubbi su come visualizzarle, seguirle o scaricarle, ricordatevi che vi basterà semplicemente scaricare un’app per l’outdoor.
Vi consiglio l’app Outdoor Active sia nella versione gratuita che in quella Pro o Pro+, nel caso vogliate abbonarvi ai programmi Pro sappiate che per noi Camminatori Cretini c’è la possibilità di avere uno sconto di 10€ inserendo il codice RL1XR al momento dell’acquisto, valido solo sul sito a cui vi rimanda il link.
Buon viaggio miei prodi Camminatori!
Il Capitano dei camminatori Cretini